Shadow Of The Tomb Raider - Luci e Ombre (Recensione)


Era l’ormai il lontano 2013 quando travolto dall’onda Uncharted e dall’amore per i giochi d’avventure vidi il trailer di una ragazza naufragata e immersa in spettacolari scene d’azione. A fine video quando apparve il titolo, cioè Tomb Raider, rimasi piacevolmente stupid e fu come dire, amore a prima vista. Non giocavo un TR dai tempi della PSOne, anni passati tra le varie generazioni di console senza aver toccato un singolo capitolo di questa ventennale saga, ero all’oscuro di tutto, perfino che ci fosse in lavorazione un reboot. Il gioco uscì, mi piacque moltissimo e ne rimasi molto soddisfatto. Due anni dopo (tre per me figlio di mamma Sony) uscì il seguito. A differenza del primo capitolo, seguì costantemente lo sviluppo del gioco, lo apprezzai ancor prima di provarlo, ci fu un nettissimo level-up generale che ovviamente innalzo la qualità della saga reboot. Dopo un libro, vari fumetti e un buon film uscito nelle sale (il che per il binomio cinema-videogames è un miracolo) arrivò sugli scaffali dei negozi, l’ultimo capitolo della trilogia sulla nascita della archeologa più famosa del mondo, Lara Croft.

Il titolo di cui appunto parleremo nel dettaglio in questo post è Shadow of the Tomb Raider. Piccola premessa; non avevo ottime sensazioni, il gioco dai vari trailer e dalle varie immagini mostrate nel corso di questi due anni non mi ispirava moltissima fiducia. Vuoi per un comparto tecnico non all’avanguardia, o per meccaniche riciclate, ho scelto di dare fiducia ad altri giochi. Adesso l’ho giocato, provato, e finito quasi al 100% dunque sono pronto per poterne parlare.
Iniziamo subito dalla trama, e ahimè è la prima nota dolente. Prosegue le vicende del vecchio capitolo, dunque ci ritroveremo ancora una volta ad affrontare laTrinità & co. La scrittura della storia non è delle migliore, la metto senza alcun dubbio nel gradino più basso del podio. Lara fin da subito la ritroviamo con un atteggiamento decisamente migliore e più maturo rispetto al passato, peccato non si possa dire lo stesso per il resto. Abbiamo uno dei villain più anonimi della storia dei videogiochi, tanto nel designe quanto nel carisma. Un sub-villain introdotto magnificamente, Rourke, ho adorato il collegamento con l’omicidio di Ana, e il fatto che braccasse Lara costantemente oltre che con gli uomini, anche con l’astuzia, emblematiche le varie interferenze nella radiolina di Lara o gli appostamenti sempre un passo avanti la nostra eroina. Peccato che nel finale tutto quello che di interessante si era costruito sia andato in fumo dopo una scelta scellerata degli sviluppatori. Mi aspettavo di sconfiggerlo tramite una boss-battle e non dopo un semplice scontro a fuoco. Oltretutto meritava una fine e/o una cut-scene migliore,  invece muore come un babbeo. Ritorniamo un attimino all’antagonista principale, Dominguez. Dicevo, oltre ad essere moscio come un calzino bagnato non lo si può nemmeno considerate cattivo fino in fondo, diciamo che non è bianco e non è nero, agisce su di una zona grigia. Secondo lui per il bene di Paititi bisognava distruggere e ricostruire, magari sbagliava pensando di rinascere secondo gli ideali della Trinità ma tutto ciò lo avrebbe fatto comunque a fin di bene.
Certo i metodi sono chiaramente discutibili, ma ci siamo ritrovati dalla parte di una fazione per il semplice fatto che Dominguez facesse affidamento sulla Trinità, se ci fosse stata una guerra civile senza corporazioni malefiche ci sarebbe scappato un bel “e sti cazzi, che mi frega”. Capite dunque che la trama non regge assolutamente, aggiungiamoci il fatto che il resto dei personaggi è di un piattume assurdo e la minestra è bella che pronta. La scena post credit come un buon orgogliosissimo film Marvel avrebbe fatto, mi ha lasciato molto soddisfatto e speranzoso, le premesse per imbeccare i binari narrativi giusti e appassionanti ci sono tutti, non resta che aspettare.
Passiamo al gameplay, e qui Shadow mostra i muscoli. Se prendiamo singolarmente ogni aspetto del gioco, questi restano solo sufficienti, se mescolante insieme, il prodotto diventa più che buono. Premetto subito che animazioni, salti, accessori, capelli,  e tutto ciò che c’era in Rise è stato preso di peso e trasportato in questo capitolo, dunque tolte le solite cose che non funzionavano, il resto è tutto meraviglioso. Si esplora, si esplora tantissimo, e se si imposta il gioco a difficoltà “Tutt’uno con la giungla” l’esperienza si eleva ad una qualità disarmante. Davvero splendido, ti immerge totalmente nell’ambientazione, ti fa approcciare al gioco con un’esperienza in prima persona, ci si gode gli enigmi, i documenti e perfino le innumerevoli scalate. Gli ambienti giocano un ruolo essenziale, tutti spazi chiusi, larghi e stretti, dal fascino mistico, con l’aria di chi sa che questa roba fa parte di Tomb Raider e lo mostra con fierezza. La giungla per forza di cose è molto più evocativa e misteriosa rispetto alle lunghe lande innevate del precedente capitolo.
Purtroppo la varietà degli ambienti esterni però è davvero scarna, abbiamo solo foreste, grotte e cittadine in stile favelas. Esplorazione e ambientazione ottima, le fasi di shooting un po meno bene ma nettamente migliorate. Finalmente quando si punta, o si gira il fucile, l’arma si sente, così come il contraccolpo, avrei preferito un pochino di pesantezza in più, e la selezione di munizioni speciali o altre tipologie di armi le ho trovate meno belle rispetto a Rise. Sempre a proposito di scontri, li ho affrontati a livello normale, come quantità sono stati diminuiti del 60/70% complice anche le nuovissime aggiunte fatte al comparto stealth. Sono riuscito ad evitare intere zone eliminando furtivamente due o tre guardie e passare direttamente al checkpoint successivo, coadiuvato anche da un’intelligenza artificiale non delle migliori. Le tombe…care e vecchie tombe, un giorno mi spiegheranno il perché non vengano inserite direttamente nella trama e non come semplici side quest.
Ok qui gli ambienti aiutano e non ti fanno pesare il fatto che siano ancora una volta messe accanto alle missioni principali, però cavolo, integratele  nella main quest, anche perché a sto giro le ho trovate pure divertenti e molto diverse tra loro. Il sonoro ha compiuto un balzo di 100 metri in avanti, musiche differenti, incalzanti e adatte alla situazione, eliminando quel motivetto insopportabile presente in Rise dove partiva ogni 3 per 2 in tutte le situazioni, anche le più inutili. Qui invece è molto armonioso, ho provato l’audio sia sulla SoundBar che sulle cuffie e in entrambi è molto buono, forse meglio in cuffia, in cui i suoni di uccelli o il fruscio delle foglie riecheggia molto meglio. Molto male il doppiaggio, con anziane di 103 anni con la voce di ragazzine, audio a inizio gioco fuori syncro, e voci riciclate di continuo.
Da cacciatore di trofei il gioco è facile da platinare, molto di più secondo me rispetto ai vecchi capitoli. Facile ma fastidiosissimi, torna quel dannato trofeo del 100% e delle uccisioni, oltretutto è anche un trofeo missabile (ma v*ffanculo) non avendo più nemici nell’end game. Per finire hanno avuto la geniale idea di imitare come polli quelli di Naughty Dog con i trofei sulla difficoltà. Mi fanno schifo su giochi che amo alla follia come The Last of Us o Uncharted, figuriamoci qui.
Che dire, il cerchio si è chiuso, Lara è nata ed è diventata “La Tomb Raider” lol. Il gioco è un buonissimo gioco, pur avendo gravi difetti come un comparto tecnico troppo vecchio e una trama penosa, oltre che una longevità inferiore al passato, riesce comunque nel compito di far divertire il giocatore, d’altronde i videogiochi servono a questo no? Le premesse per un ottimo continuo ci sono tutte, mi auguro che in casa Square con l’arrivo delle future console di nuova generazioni, tracci il punto e lavori duramente, la nostra Lara merita il meglio.


VALUTAZIONE: 7,5



Firmato: Christian Allegra

NB: Tutti gli screenshot visualizzati in questo post, sono stati creati interamente da me.

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