C’era una
volta un uomo dal grande estro creativo che creo un’opera immensa in grado di
innovare, rivoluzionare e segnare la cultura pop per sempre. Ovviamente l’opera
a cui faccio riferimento sono i Simpson. Posso affermare con certezza che non
esiste persona al mondo che non conosca la famiglia gialla, ha frantumato ogni
record possibile, vinto numerosi premi, creato un film per il grande schermo,
venduti milioni di giocattoli e gadget vari, trasmesso ancora oggi in più di
100 paesi e in replica costante nelle maggiori reti televisive. Dietro questo
grande fenomeno c’è la mano di Matt Groening, divenuto un guru, un maestro
della sit-com animata. Dopo i Simpson e Futurama Matt collabora con il colosso
moderno dello streaming Netflix, per dar vita ad una nuovissima creatura, dal
nome Disenchantment (da noi “Disincanto”). Le aspettative dopo l’annuncio della
serie non potevano che essere elevate, una collaborazione tra due giganti del
genere ha suscitato un certo interesse nel pubblico generalista oltre che negli
appassionati. Avrà rispettato le aspettative in pieno?
Disincanto è
ambientata nel regno fantasioso di Dreamland, tutto a stampo medievale. La
protagonista è Bean, una principessa tutt’altro che regale, stufa della sua
vita a suo dire monotona, incline alla trasgressione e con la voglia matta di
vivere la sua vita in totale liberta. Questo suo carattere così ribelle è
determinante nel far fallire il suo matrimonio combinato, da qui inizia l’intera
storia della serie. Tra i personaggi principali troviamo il suo demone
personale Luci e un elfo dal nome originale Elfo.
Partiamo
subito con la descrizione dei personaggi, uno dei punti di forza di Groening.
Anche qui il buon vecchio Matt non ha sbagliato un colpo, i personaggi sono
tutti formidabili, ben riconoscibili e pieni di carisma, ognuno con una
psicologia diversa. Bean, la principessa meno principessa mai creata è una
splendida protagonista. Esteticamente è disegnata benissimo, in modo da essere
bella ma non troppo, con varie caratteristiche estetiche peculiari come i suoi
dentoni e le sue dolci lentiggini. Caratterialmente molto estroversa, ribelle e
dallo spirito forte, ma soprattutto non tonta, il che la differisce e non poco
da Homer e Fry. Luci il demone di Bean è il personaggio che maggiormente mi ha
colpito. Dal design semplicissimo è uno spasso, divertente, sempre tagliente
ogni qualvolta entra in scena e prende parola, promosso a pieni voti. Elfo è il
protagonista dei tre che mi è piaciuto meno, l’ho trovato alcune volte
fastidioso e “viziato”.
Anche il suo aspetto estetico è poca cosa, una sorta di
“Bart what if.” Il resto del cast tutti promossi, spicca sicuramente il Re
padre di Bean, eccezionale. Dreamland invece è un potenziale in espresso, la
roba da far uscire in un regno a tinte fantasy è praticamente infinita, invece
purtroppo i luoghi proposti sono pochissimi e si contano sulle dite di una
mano. Anche fuori dal regno le ambientazioni sono di poco conto, ed è un
peccato visto che in un episodio viene mostrata una grande porzione di mappa
con tantissimi luoghi mai apparsi. L’augurio è che nelle future stagioni tutte
queste ambientazioni possano essere esplorate e integrate per bene nella serie,
senza necessariamente forzare la trama dell’episodio.
Passiamo
alla qualità effettiva del prodotto. Si presenta con dei disegni che riprendono
molto dalla serie madre però migliorati e molto belli esteticamente, scenari
ricchi di particolari e molto evocativi.
Purtroppo
però la serie pur avendo tutte queste ottime caratteristiche soffre di una mal
scrittura degli episodi. Molti peccano in originalità, per ben 3 episodi
abbiamo la classica ricerca del personaggio smarrito, altri sono molto lenti o
se interessanti, troppo dilatati e purtroppo va ad inficiare sulla qualità
finale del singolo episodio. Mi piace la scelta di aver utilizzato archi
narrativi (la durata media è di 2/3 episodi), permette alla serie di creare
interesse, facendoci accettare un pochino di più i tempi morti.
Quando è
presente l’azione Disincanto si presente benissimo, ritorna vivace, e sfoggia
tutta la sua bellezza estetica, ma non solo, viene condita dal alcune gag
umoristiche che strappano una risata. Il fatto che sia ambientata nel Medioevo
non deve assolutamente ingannare, parecchia roba dei giorni nostri è stata
contestualizzata e inserita in maniera eccellente, così come i cliché sulle
storiche abitudini della gente del tempo, trovando sempre la parte comica e no
sense. Questo aspetto seppur ben fatto non sorprende più lo spettatore. Ormai
la gente è abituata a questo standard di comicità o in generale il modo in cui
viene trattato un tema. Esempio recente è l’altra serie Netflix BoJack, che
parla di argomenti come la depressione in maniera forte ed efficace.
La serie
resta assolutamente godibile, questo credo sia innegabile, così come è chiaro
come ancora questa sia una creatura in fase embrionale. Ha molto da dire e
molto da sviluppare, credo che bisogna darle del tempo affinché ingrani totalmente
e metta la quinta, li si potrà dare un giudizio completo. Chi ama i Simpson,
Futurama, I Griffin e altre serie del genere deve vederla, per il resto del
pubblico, il mio consiglio è di darle una chance, cercare di immergersi nel
mondo di Bean e compagni e guardare tutti e 10 gli episodi della prima
stagione.
Sono
abbastanza fiducioso, servono idee e una scrittura migliore degli episodi. Se
nella seconda stagione questi due ingredienti saranno presenti, posso affermare
con certezza che la serie compirà quel level up di cui ha bisogno. Attualmente
è una buona serie, ma da Matt Groening ci si attende l’eccellenza.
VALUTAZIONE: 7
Firmato: Christian Allegra
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